ANNI

2000-2019

Per alcuni anni in questo periodo dipinsi, oltre ad altre opere, diversi
scorci di torrente, mescolando il piacere con una forte motivazione
naturalistica. Le direttive dell'UE del 2001, 2003 e 2009 per far produrre agli stati membri energia elettrica da fonti rinnovabili
causarono un enorme problema ambientale, poiché non vennero posti
limiti di quota, di portata o priorità naturalistica neppure nei parchi nazionali: oltre a canali e fiumi del piano, rii, ruscelli e torrenti di ogni dimensione e portata vennero subissati di progetti di piccole centrali idroelettriche di imprese nate soprattutto per speculare sui finanziamenti pubblici e sulle alte tariffe pagate
dall'Enel. I torrenti montani, le uniche acque di elevata purezza e bassa antropizzazione, rischiavano, e molti ci finirono, di scorrere
dentro tubi, anziché negli alvei naturali. Gli ecosistemi fluviali sarebbero stati, e molto lo furono, fortemente degradati e la diversità compromessa. In quegli anni mi impegnai direttamente in una lotta ambientalista per informare del pericolo gli abitanti
dell'Appennino modenese sui cui corsi d'acqua gravavano decine di progetti. Inizialmente pensai ad una mostra nel paese di Fanano, una sorta di "strategia artistica" con dipinti di scorci dei torrenti e pannelli informativi per sensibilizzare la popolazione, l'unica forza col potere di fermare o limitare lo scempio, ma non c'era più tempo, così mi trasformai in ambientalista. Scrissi e feci pubblicare migliaia di manifestini che divulgai negli esercizi di tutta la valle, poi organizzai una conferenza con l'aiuto di "No-Tube", un'organizzazione ambientalista che lottava, con l'aiuto di scienziati e tecnici, contro lo scempio, tenutasi un una struttura del Comune proprio alla confluenza dei torrenti. I quadri li feci comunque. Di quelle valli conoscevo ogni sasso ed ogni giro d'acqua che mutava di stagione in stagione, dipingerne gli scorci più suggestivi è sempre stato un piacere ed un "relax
creativo", piacere che si mescolò allo scoramento dovuto al timore di ricreare ambienti che di lì a poco avrebbero potuto scomparire per sempre.

ROBERTO MESSORI

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